Commenti alla chiusura del CCI

Commenti alla chiusura del CCI

Presentato da Susan North (Victoria and Albert Museum, London)
9 Novembre 2008

Con l’assenza di Cristina Piacenti e con il favore del Comitato Scientifico, mi è stato chiesto di fare alcune osservazioni finali. Fortunatamente, la maggioranza di queste sono esplicite, d’altro canto io avrei detto semplicemente “WOW” e nient’altro.

Vorrei attirare la vostra attenzione sull’ultima pagina del programma del Costume Colloquium dove sono indicate tutte le istituzioni ed i privati che hanno supportato questo evento. Non farò l’elenco di tutti, ma desidero fare alcuni particolari ringraziamenti. Inizio con un ringraziamento sincero all’Associazione Amici della Galleria del Costume e alla Fondazione Romualdo del Bianco che hanno fatto in modo che Costume Colloquium fosse realizzabile. Un particolare grazie va a Paolo del Bianco e a Carlotta, con il loro entusiasmo e la loro energia così contagiosa e indispensabile per il progetto.

Un ringraziamento soprattutto a Mary Westerman Bulgarella, con il suo affetto ed ammirazione per Janet Arnold ha ispirato l’evento. Un elogio importante allo sforzo ed attenzione messe nell’ideazione e nello svolgimento di tutto. Grazie a tutti i musei di Firenze e Pisa – Ferragamo, Stibbert, Palazzo Pitti, Palazzo Vecchio, Palazzo Reale e la Fondazione Cerratelli – che hanno aperto le loro porte dopo l’orario di chiusura, accogliendoci, accompagnandoci e facendoci regali veramente generosi.

Molte grazie a Daniela Roselli, la pacata ed efficiente persona a capo dell’organizzazione di questo evento, molti mesi prima e durante il Costume Colloquium. Daniela è stata abilmente supportata da Dana Pesova e dal suo team di giovani ragazze e ragazzi che si occupavano della logistica e delle apparecchiature tecnologiche, garantendo che tutto funzionasse e che i 315 partecipanti al convegno fossero nel posto giusto all’ora esatta. Un ulteriore ringraziamento al personale tecnico dell’Auditorium al Duomo che ha fatto in modo che noi fossimo comodi e che tutto andasse liscio.

E infine un grazie ai traduttori, Monica Carbone e Sergio Allioni, che hanno fatto fronte ammirevolmente alle nostre strane terminologie e ai nostri discorsi pronunciati frettolosamente.

A differenza di molti partecipanti al Costume Colloquium, io non ho conosciuto personalmente Janet Arnold, ma ho il piacere di pensare che si sarebbe divertita al Convegno. Sarebbe rimasta affascinata ed elettrizzata, come noi, dalle nuove scoperte archeologiche dei vestiti ritrovati nelle tombe dei Medici ed altrove e delle meravigliose tecnologie disponibili per preservarli. Janet sarebbe stata contenta di ascoltare, come noi, gli ultimi progetti ed attività legate alle collezioni di abiti qui in Italia e la possibilità di incontrarsi e scambiare idee tra i curatori italiani.

Janet amava il teatro e fu un sostegno importante per lo Shakespeare’s Globe Theatre a Londra. Lei sarebbe stata rallegrata dallo sviluppo dell’interpretazione e della storica ripresa di vigore del costume, sarebbe stata impressionata dalla precisione del costume che si è evoluto in alcune parti che nel passato erano state trascurate; tutto questo anche come risultato delle sue pubblicazioni.

Come noi sappiamo, Janet amava la moda per la sua precisione e la sua bellezza. Avrebbe avuto grandi soddisfazioni dagli ultimi stilisti e dalla loro reinterpretazione delle tecniche tradizionali di sartoria. Io credo, segretamente, che lei avrebbe amato il deconstruttivismo per la eversione che lo caratterizzava e l’abile tipologia di abbigliamento.

Janet sarebbe emozionata sapendo che Linda Newington della Winchester School of Art e Carlotta del Bianco qui a Firenze hanno ordinato, catalogato e conservato i suoi archivi di disegni e diapositive con cura, logica ed efficienza. Noi siamo contenti che molto del lavoro di Janet Arnold è pronto per essere studiato.

Molte persone hanno avuto risultati in varie direzioni con ricerche basate sul lavoro molto vasto e specializzato di Janet . Ora è possibile diventare un esperto in ogni aspetto della storia del costume. D’ altra parte non esiste un’ università d’accordo ad un contributo allo studio. Curatori e conservatori elaborano ipotesi su come veniva fatto ed indossato l’ abito storico, ma fanno affidamento su sarti e indossatrici per provare che queste siano corrette. Il “laboratorio” di precise interpretazioni e nuovo vigore possono contribuire alla conoscenza della storia dell’abito. Curatori, costumisti e conservatori – noi tutti continuiamo ad essere ispirati dalle ricerche di Janet, usando oggetti, immagini e testi.

Il Costume Colloquium ha dimostrato come sia importante per tutti noi trovarsi insieme regolarmente per condividere il nostro sapere, le esperienze e le nuove ricerche e tentare di tenere informati i nostri colleghi. Noi abbiamo cercato di fare questo in questi giorni in una città così ricca di eredità artistiche (senza menzionare la cucina ed il vino!) e che è stata veramente una delizia. Firenze è stata inoltre una città così cara ed intima al cuore di Janet e quindi particolarmente appropriata per il convegno.

Non mi rimane che ringraziare voi, i delegati, e so che molti di voi sono arrivati da molto lontano. E’ stata la vostra partecipazione che ha fatto sì che il convegno sia stato un successo. Spero che ci vedremo di nuovo tutti al più presto.


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